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Il modo di produzione materiale e simbolico attuale opera sul vivente tramite processi di controllo e dinamiche incontrollabili. Al controllo delle vite, degli affetti e dei percetti dovuto alle tecnologie di captazione-localizzazione, riproduzione e produzione d'immagini di ogni natura e sorta, corrisponde il non-controllo di un mondo che sfugge a qualsiasi orientamento "sensato" (molecole di sintesi, nanotecnologie, Ogni, radiazioni atomiche, frequenze elettromagnetiche...). In tale contesto la dimensione estetica, cioè l'universo del sentire, diviene una posta in gioco capitale. Ciononostante, l'arte sembra ritrarsi nel suo mondo. Asservita alle sirene di un ego sovradimensionato, a un mercato istituzionalizzato e nuovo bene rifugio, così come a un'autoreferenzialità patogena, essa produce chimere: fantasticherie e illusioni, ma anche opere transgeniche viventi. L'esigenza di una nuova est-Etica capace di affrontare consapevolmente le poste in gioco sensibili, sociali e ambientali del presente, appare ineludibile.